venerdì 13 marzo 2009

13/03/2009 Sciopero generale a Carbonia.


Il Sulcis-Iglesiente ha finalmente, speriamo non tardivamente, palesato la crisi che ci attanaglia da diversi mesi. Uno sciopero generale con una manifestazione imponente, quasi commovente, con stime attorno alle 10.000 presenze secondo la questura (dato da non sottovalutare per il nostro territorio), ma io parlerei anche di cifre più considerevoli. Non è lo sciopero dell'Eurallumina, dell'Otefalsail o del polo industriale di portovesme, è lo sciopero di tutti i cittadini della provincia di Carbonia-Iglesias, per ribadire un sacrosanto diritto al lavoro, come riportato nell'articolo 4 della Costituzione della Repubblica Italiana:
Art. 4.

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società
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4 commenti:

Francesco ha detto...

Come ho scritto anche da me, scioperare è giusto ma serve in modo molto, molto relativo se allo sciopero non seguono idee concrete. E per idee concrete intendo qualche progetto che punti a dare una svolta al nostro territorio e a questo monopolio delle industrie pesanti che mai hanno funzionato bene e mai hanno portato vera ricchezza. I sardi, specie quelli che potrebbero mettere in campo risorse economiche consistenti, dovrebbero darsi una svegliata, finirla di aspettare che qualche cazzo di russo, afghano, arabo e via dicendo, venga a investire i suoi soldi stranieri nella nostra terra. So che le mie sono vane utopie ma se non si farà così la crisi rimarrà per sempre e i giovani continueranno ad emigrare (con buone ragioni). E se anche riusciranno a riaprire l'Eurallumina non si farà altro che prolungare una lenta e inevitabile agonia che potrà concludersi solo in un modo, non certo positivo.

Luis ha detto...

Ciò che dici è giusto, bisogna ovviamente invertire la rotta e puntare sulla modernità e soprattutto sulle energie rinnovabili. Però c'è da dire che non si è mai presentato un imprenditore sardo con un'offerta per rilevare una di queste industrie ed è normale che alla fine son arrivate le multinazionali russe, americane o australiane che fossero a fare speculazione qua da noi.

Francesco ha detto...

Certo hai ragione ma alla fine torniamo al punto che sono i sardi gli artefici principali della loro sventura. L'isola potrebbe offrire tanto e non soltanto in senso turistico, eppure nulla mai si muove. Finché saremo così passivi e addormentati non ci sarà modo di costruirci un futuro solare in casa nostra.

Luis ha detto...

Io penso che non siano solo i sardi gli artefici dei loro mali, ma l'Italia in sè. Preferirei comunque, se non un imprenditore o industriale sardo, quantomeno un italiano. Almeno per poter contrattare una cassa integrazione non si è costretti a muovere mari e monti per trovarlo (a meno che non scappa in brasile) :P