venerdì 7 agosto 2015

Un film al giorno/3

Quest'oggi parlerò di un film abbastanza controverso in quanto tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Pynchon, scrittore tutt'altro che semplice. Il titolo? Vizio di Forma, un noir un po' grottesco, con venature ironiche e sprazzi di surrealismo. Come sempre il rischio di trovarci di fronte a un polpettone è sulla porta ma, stavolta, il difficile compito è stato affidato a un regista coi controca**i, perdonando il francesismo: (Magnolia, Il Petroliere, The Master giusto per citare alcuni suoi lavori).
 
RECENSIONE\COMMENTO: VIZIO DI FORMA

La locandina ricorda molto da vicino la copertina del libro da cui è tratto il film
La trama di Vizio di Forma potrebbe sembrare abbastanza lineare e rodata per il genere giallo\noir, ciò che non bisogna sottovalutare, però, è la varietà di intrecci incredibile che andrà a dipanarsi per tutta la durata del film.

Siamo nella Los Angeles di inizio anni Settanta e il protagonista Larry "Doc" Sportello, , è un investigatore privato non alcolizzato bensì strafatto (o, come spesso viene pronunciato durante il film, "fattone"). La "tranquilla" vita lavorativa di Doc viene stravolta dalla richiesta d'aiuto di Shasta (), sua ex fiamma, la quale si trova nel mezzo di un complotto per far fuori il suo amante, nonchè magnate dell'edilizia e miliardiario Mickey Wolfmann (). Costui rischia di essere internato dall'attuale moglie, aiutata dal suo amante, in modo da ottenerne la ricchezza.

Benicio Del Toro riesce sempre a essere una degna spalla di personaggi bruciati dalle droghe, vedi Paura e Delirio a Las Vegas, anche qui è  una sorta di avvocato.
Ok, la trama non sembra complessissima detta così ma, una volta iniziata la visione, gli incontri di Doc con i personaggi più disparati faranno sì che le sottotrame aumentino a dismisura. Siamo di fronte a un True Detective Season 2 in salsa tossicodipendente e grottesco quindi, fidatevi, senza una visione attenta (ma anche così sarà un'ardua impresa) rischiate di perdere alcuni passaggi. La complessità della pellicola, così come del libro da cui è tratta, è innegabile e spesso e volentieri si assiste ad alcune parti estremamente lente e macchinose che potranno far desistere alcune fasce di spettatori.
Sul lato tecnico il lavoro del signor Anderson è ineccepibile ma ciò che colpisce di più è la fotografia: rende pienamente giustizia ad ambientazioni e periodo storico con colori invecchiati e assolutamente attinenti agli anni Settanta.
Sulle prove recitative non ci sono dubbi: il cast stellare paga e lo fa a partire da Joaquin Phoenix, perfetto fattone, passando per comprimari quali o (qui vanta una piccola parte, ma si nota) giusto per citarne alcuni.
La colonna sonora è stupenda e arricchisce moltissimo Vizio di Forma, proiettandoci di prepotenza negli anni Settanta e accompagnando la maggior parte delle fasi del film, soprattutto inizialmente, mentre va lentamente a spegnersi nelle fasi finali, più oniriche e ponderate.


Che dire dunque su Vizio di Forma? Siamo di fronte sicuramente a una pellicola valida anche se abbastanza complessa e lenta. Merita la visione, con qualche riserva, grazie a un ricco cast, una salda regia e a delle musiche perfette. Se vi ha incuriosito la trasposizione cinematografica sappiate che il libro sarà molto probabilmente più complesso e macchinoso ma Pynchon merita la lettura soprattutto da chi, come me, ancora non l'ha fatto.

giovedì 6 agosto 2015

Un film al giorno/2

Il film di cui voglio parlare oggi è uscito da poco nelle sale italiane, passato un po' in sordina per via di titoloni quali Pixels (e voglio mettere da parte l'ironia perchè secondo me è davvero un film geniale quello) ma merita senz'altro la visione: Ex Machina.
E perchè, chiederete senz'altro, visto che risulta opera prima alla regia di  Alex Garland? Andiamo a scoprirlo nelle prossime righe, come sempre spoiler free.

RECENSIONE\COMMENTO: EX MACHINA
Il viso di Alicia Vikander è davvero ipnotico.
La trama di Ex Machina è molto interessante e sempre attuale per i nostri anni: Caleb Smith è un programmatore per Blue Book, [occhio alla citazione al libro blu di Wittgenstein che, per i profani come il sottoscritto, è tra i padri della logica e della filosofia del linguaggio] il motore di ricerca più utilizzato del pianeta (i paragoni con Google già si sprecano) e vincitore di una lotteria interna il cui premio consiste nel poter visitare e risiedere per una settimana nella magione di Nathan Bateman, magnate della società. Fin qui nulla di strano se non fosse che, una volta giunto nell'immensa proprietà del suo capo (viste le sconfinate foreste con tanto di montagne e cascate) e aver fatto la sua conoscenza, Caleb si troverà volente o nolente coinvolto in un test fuori dall'ordinario: mettere in atto il test di Turing su un prototipo di I.A. chiamato Ava.
Follia? Genio? Chi può dirlo ma ciò che è certo è l'aspetto di Ava il cui viso, stupendo, ipnotizza fin da subito il giovane e onesto Caleb (per una volta non si potrà dire che l'uomo guarda subito culo e tette nelle donne, vedi locandina e artwork).
Sotto il vestito fibra ottica, meglio di niente no?
A ben vedere la trama è abbastanza originale e tratta una tematica sempre attuale in questi giorni, i risvolti però saranno sorprendenti e quell'Alex Garland, alla prima prova da regista, dimostra in realtà la sua grande abilità di scrittura in fase di sceneggiatura (non a caso sono suoi gli script di 28 Giorni Dopo, Sunshine e Non Lasciarmi). Il cast ridotto a pochi attori è davvero sorprendente con nelle vesti del timido programmatore Caleb, il visionario e allo stesso tempo megalomane Nathan e, infine, lei già co-protagonista ne Il Settimo Figlio, fantasy mezzo trash e non troppo ben riuscito, la cui espressività è davvero importante in Ex Machina. A livello di regia ci troviamo di fronte a una buona prova con un montaggio funzionale ed effetti speciali usati nei punti giusti e davvero ben riusciti. La fotografia è apprezzabile, rendendo l'abitazione\laboratorio di Nathan claustrofobica al punto giusto e, allo stesso tempo, finestra su una natura incredibile e smisurata che si trova all'esterno.

Credo che sia palese la mia opinione su Ex Machina: è un film riuscito, semplice ma che nasconde nei dialoghi e nei gesti una grossa profondità. Uno di quei film che, per gli amanti della fantascienza non pacchiana ma non solo, lascia un bel ricordo e una serie di riflessioni dopo la visione.

mercoledì 5 agosto 2015

Un film al giorno/1

Capita, a volte, di tornare sui propri passi e riprendere le cose lasciate a metà, un po' come questo blog nato per scrivere di cinema e di altre cose che mi parevano interessanti. Da tempo pensavo di tornare a scrivere in digitale i commenti ai film che guardo al cinema, essendo regredito al vecchio carta e penna da diverso tempo, e ho colto la palla al balzo con quest'idea di scrivere il commento di un film al giorno, non necessariamente visionati in sala ma anche comodamente in TV o al PC.

Quale periodo migliore se non quello estivo dove l'oscurità della propria casa protegge dall'imperante calura? Ecco, per l'appunto, comincio con una pellicola uscita da poco nelle sale italiane e che ha fatto parlare di sè (ne siamo sicuri?) in quanto trattasi di un horror dalle tematiche apparentemente classiche: Babadook.

RECENSIONE\COMMENTO: BABADOOK
(I commenti positivi si sprecano, come al solito)
L'estate, si sa, è sempre stato il periodo migliore per buttare nelle sale italiane film horror o, come sta avvenendo negli ultimi anni, pellicole uscite da un anno o più negli Stati Uniti e che, per un motivo o per un altro, non sono state proiettate nel nostro paese. Inutile dire che la maggior parte delle volte si tratta di film di cui faremmo volentieri a meno ma, come si dice, questo passa il convento per gli amanti del cinema in sala. Fatte le dovute premesse parto col dire che Babadook appartiene alla prima categoria, l'horror, e apparentemente è stato apprezzato dalla critica ma sappiamo tutti che non è necessariamente una cosa positiva, vediamone il motivo.
Ciò che mi ha spinto a recarmi in sala a vedere il primo lungometraggio, e attualmente l'unico, dell'attrice e regista australiana è stata la mia passione per il genere horror e la mancanza di scelta nella mia città. Consapevole che i film con presenze soprannaturali ormai imperversano negli horror moderni ho voluto dare una possibilità a una pellicola che tratta una tematica classica ma lo fa in modo originale, l'uomo nero o, in questo caso, Babadook che spaventa le notti del giovane protagonista Sam (, 7 anni). 
Andiamo con ordine: Amelia è una giovane vedova che ha perso il marito in un incidente stradale. La particolarità è che la tragica morte è avvenuta durante il tragitto da casa all'ospedale per far nascere il primogenito della coppia.Abbastanza scontato il fatto che il bambino privato del padre, e nato in presenza di una tragedia, sviluppi una personalità che dire anormale è poco. Mentre Amelia soffre di un incubo ricorrente in cui rivive la notte dell'incidente, il piccolo Sam è convinto della presenza di alcuni mostri che lo perseguitano nel sonno, perciò inizia a costruire armi per la difesa (per quanto improbabile che un bambino di 6-7 anni sia in grado di fare ciò, per quanto intelligente) e, letteralmente, opprime la madre durante le notti privandola del sonno ristoratore. Per questo la credibilissima Essie Davis appare come una donna distrutta e particolarmente esaurita, diremmo noi, a causa della mancanza di sonno e dell'insoddisfazione nel vedere un figlio piuttosto folle. La svolta avviene col ritrovamente di un libro, Mister Babadook, casualmente rinvenuto nella libreria domestica e, sempre casualmente, di cui nessuno ricorda la provenienza. Finalmente il bambino individua il mostro che vuole far fuori la sua famiglia: madre, cagnolino (immancabile per aumentare l'angoscia) e lui stesso. Da qui in poi assistiamo ai classici cliché che porteranno la madre dal negare l'esistenza di Babadook al trovarsi fisicamente coinvolta nella vicenda, con un finale inaspettato e mal digerito dal sottoscritto e di cui non parlerò per evitare spoiler.
(Le illustrazioni del libro Mister Babadook sono davvero belle e inquetanti, lo riconosco)
Sul versante tecnico il film sfrutta molto bene la classica casa incasinatissima con vecchia mobilia e parquet in legno, particolarmente scricchiolanti, per indurre lo spettatore a provare un senso di oppressione e angoscia. La fotografia è discreta, niente di eccezionale, e fa il suo dovere con i classici giochi di luci e ombre mentre sonoro e musiche sono ormai quelle dei canoni horror: rumori assordanti e inquietanti, volumi che aumentano all'improvviso e brani quasi assenti (punto a favore questo, per creare un'atmosfera più claustrofobica). Il punto forte di Babadook è la recitazione: pensare che un bimbo di sette anni riesca a recitare così bene è quasi impensabile, il giovane Noah Wiseman non solo riesce a sembrare psicopatico ma è capace di farsi odiare profondamente nella prima parte del film. Allo stesso tempo riesce a far suscitare, in alcune occasioni, compassione ed empatia soprattutto nell'ultima parte. In egual modo la giovane mamma, Essie Davis, è credibilissima come donna frustrata e con una grossa crisi di nervi in vista, riuscendo a instillare nello spettatore la sua inquietudine e ansia per tutta la durata della pellicola (appena un'ora e mezza).
Purtroppo gli attori co-protagonisti non equivalgono i protagonisti. Ad esempio Claire, la sorella di Amelia, e le sue amiche, per non parlare poi del dottore, dei poliziotti ecc. tutti personaggi macchiette e stereotipate che in alcune occasioni, presentano situazioni grottesche. Ammettiamolo, se sono volute siamo di fronte a dei tocchi di genio così come le citazioni che si possono cogliere nella pellicola, a partire dall'aspetto del Babadook e di alcune situazioni, ma in verità c'è il timore che siano solo personaggi abbozzati.

Dunque, in conclusione, mi è piaciuto Babadook? Insomma, viste le premesse mi aspettavo un horror soprannaturale, con il classico uomo nero che spaventa i bambini, rivisitato e spinto da qualcosa di più fresco a livello di trama. Invece la pellicola di Jennifer Kent è riuscita a caratterizzare benissimo i due protagonisti, grazie anche a delle prove recitative credibili, ma poteva osare di più a livello di trama evitando di puntare tutto sulla parte finale, dove l'esplosione della follia diventa preponderante e l'angoscia e la paura si concretizzano. Il libro Mister Babadook è sicuramente da acquistare, a partire da quest'autunno e dopo una prevendita fatta nei mesi passati, dal sito ufficiale del film e può darsi che a lungo andare questa pellicola diventi un film cult. Considerando che negli ultimi anni il genere horror è andato declinando sempre più non mi stupisco, quindi, che alla prima opera decente si gridi al miracolo.

sabato 15 settembre 2012

Recensione\Commento: Prometheus

Ridley Scott torna alla fantascienza, il genere che, tra fine anni '70 (Alien, 1979) e inizio anni '80 (Blade Runner, 1982), lo consacrò come regista mondiale.


Prometheus nasce (per chi ancora non lo sapesse) proprio come prequel\spin off di una delle saghe horror/fantascientifiche più famose e di maggior pregio, quella di Alien. Gli avvenimenti narrati nell'ultima fatica firmata da Ridley Scott si svolgono una ventina d'anni prima degli eventi che vedono protagonista Ripley.

In Prometheus, come già in Alien, protagonista è una donna, la dottoressa Shaw interpretata dall'ottima Noomi Rapace, e c'è la presenza di un androide, David. Ma ci sono anche altri rimandi al mondo di Alien su cui è meglio sorvolare per non rovinare la visione. Detto questo possiamo subito affermare che Prometheus non è un nuovo Alien, ma un film distinto che potrebbe tranquillamente avere vita propria ed eventuali sequel. Ma aver voluto creare un prequel oggi, a distanza di 33 anni (e da qui si spiega la scelta di definirlo anche spin-off), porta come conseguenza alcuni azzardi e incongruenze, primo fra tutti vedere delle tecnologie molto più avanzate rispetto a quelle, sulla carta, posteriori di Alien; inoltre, l'incipit sembra fin troppo semplicistico con la scoperta di alcuni graffiti all'interno di una caverna in Scozia che spingerebbero addirittura ad un viaggio spaziale, costoso e pieno di rischi. Tralasciando questo particolare Prometheus si rivela un'ottima pellicola che fila via liscia tra suspence e azione per tutte le sue due ore. Con una bella e suggestiva fotografia, un ottimo 3D e una colonna sonora avvolgente, anche se a tratti sottotono, il film di Scott si rivela tecnicamente ineccepibile, anche grazie alla sua regia salda e navigata. Il cast funziona a dovere, grazie soprattutto a nomi di spicco come la già citata Noomi Rapace, Charlize Theron, Guy Pearce (irriconoscibile per ovvie ragioni), Michael Fassbender, e l'ottimo Idris Elba. Certo pensare a Sigourney Weaver e all'inarrivabile interpretazione di Ripley fa pesare molto il ruolo che la Rapace ha sulle sue spalle, ma ritengo che sia riuscita degnamente nell'intento di creare un personaggio femminile forte e con un grandissimo spirito di sopravvivenza.

In definitiva Prometheus si rivela un gran bel film di fantascienza, con venature horror come da tradizione Alien, che sicuramente farà a tratti storcere il naso ai fan della serie creata da Scott ma, allo stesso tempo, riempirà di dubbi e aspettative su un prossimo film. Personalmente mi è venuta decisamente voglia di rivedere Alien.
Au revoir!


mercoledì 22 agosto 2012

The Dark Knight Rises / Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno

Approfittando dell'anteprima dedicata all'ultima fatica di Nolan, che ufficialmente esce il 29 agosto (quindi tra appena una settimana), la mia fame di cinema di qualità, che aumenta esponenzialmente nella povera estate italiana, mi ha spinto addirittura a percorrere 30 km per poter vedere subito e adesso Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno. Scherzi a parte, ne è valsa davvero la pena e la lacrimuccia a fine pellicola ci è scappata, per questo ho scritto un articolo che è anche una summa della trilogia e sottolinea il grande lavoro di Christopher Nolan. Vi lascio alla lettura e aspetto qualche commento naturalmente!


Le trilogie sono diventate ormai una sfida e una consuetudine per tanti grandi registi, una prova che alletta e allo stesso tempo distoglie da qualsiasi altro progetto. Ma, mentre il Sam Raimi di Spider-man si era buttato completamente nel progetto rinunciando ad altre pellicole, il nostro Christopher Nolan tra un Batman e l'altro ha girato due grandi film quali The Prestige e Inception. Non voglio naturalmente sminuire Raimi, regista che apprezzo molto oltretutto, ma sottolineare la grande capacità di Nolan di gestire grandi progetti e realizzarli in modo ineccepibile senza trascurarne alcuno. Anche Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno è una grande opera, così come i due predecessori (Batman Begins e Il Cavaliere Oscuro). I meriti di Nolan sono molteplici, dall'essere riuscito a recuperare un supereroe sprofondato nel baratro dopo le deludenti pellicole di Schumacher di metà e fine anni '90, all'aver dato una psicologia e una caratterizzazione ben precisa ai vari personaggi facendo provare molta più empatia nei loro confronti rispetto al passato, infine all'aver saputo creare delle vicende belle e appassionanti senza rinunciare all'azione e alla spettacolarità caratteristica delle imprese del cavaliere oscuro. Ma i meriti di Nolan potrebbero essere tanti altri, come l'aver sempre trovato un cast azzeccato e funzionante, Bale\Batman, Cane\Alfred, Oldman\Gordon e Freeman\Fox giusto per i citare i personaggi principali presenti in tutte le pellicole. Parlavo dell'azione e della spettacolarità, infatti non si può che rimanere estasiati e soddisfatti dai tanti inseguimenti e dalle scazzottate tipiche di un supereroe che non ha superpoteri ma solo forza, ingegno e tecnologia dalla sua. Tassello non secondario è la Gotham City creata da Nolan, oscura e mastodontica, valorizzata da una splendida fotografia, ben curata sotto ogni aspetto tanto che aiuta il realismo di una pellicola che sulla carta dovrebbe ammiccare più al fantasy che al reality. L'impatto visivo di questo ultimo capitolo della trilogia del cavaliere oscuro è davvero impressionante e superiore ai predecessori, sarà per la scelta di girare ancora con la tecnologia imax, sarà per una fotografia impeccabile e per gli effetti digitali ben mimetizzati e perfetti, ma la gioia per lo sguardo è innegabile. La vicenda vede nuovamente un'intricata trama e personaggi che si collegano alla setta delle ombre e a Ra's Al Ghul, non mancano i colpi di scena e ulteriori sviluppi di una vicenda che pezzo su pezzo si fa sempre più ricca ed emozionante. A livello di sceneggiatura si nota il gran lavoro sul background dei vari protagonisti e sull'intreccio, ben congeniato e funzionale fino alla fine. 2 ore e 40 minuti circa, questa la durata dell'epilogo delle avventure di Bruce Wayne ma a fine visione c'è solo un pensiero: è già finito? L'eredità che Nolan lascia è davvero pesante, mi chiedo se ci sarà qualcuno in grado di rilevare questo pesante testimone e sviluppare le vie lasciate aperte da un finale emozionante come questo o se ci sarà un ulteriore reboot completamente slegato dalla trilogia del cavaliere oscuro. Resta un dato di fatto: The Dark Knigt Rises rappresenta la degna conclusione della "resurrezione" di un eroe affascinante e carismatico, e questa trilogia entra di diritto tra le migliori viste al cinema che, al giorno d'oggi, non sono poche.
Au revoir!